Dalle notizie storiche, non vi è dubbio che l’antica e grande città sicula di Abacena, fosse ubicata ai piedi della scoscesa montagna di Tripi, nella contrada Piano, in posizione strategica. Tale collocazione consentiva un percorso più facile e breve per collegare la riviera ionica a quella tirrenica, rappresentato dai torrenti di Francavilla e di Novara-Mazzarrà. Essa venne impiantata nell’area di precedenti insediamenti preistorici, del neolitico medio e successivamente dell’età del bronzo e della prima età del ferro.
Nel VII secolo a.C. i Greci giunsero in Sicilia e colonizzarono le sue coste, gli abitanti di Abacena instaurarono con loro rapporti commerciali; i prodotti della terra e della pastorizia venivano barattati con metalli lavorati, utensili e vasi di terracotta decorati. Ben presto, i nuovi arrivati iniziarono a manifestare la loro indole dittatoriale ed i tiranni di molte città, costrinsero la popolazione indigena a sottomettersi ad una classe dirigente composta da ricchi proprietari terrieri e ad accettare la dittatura.
Fu per questo motivo che nel 459 a.C. molte città sicule, sotto la guida del principe Ducezio, sfidarono i colonizzatori greci, capeggiati da Siracusa; purtroppo a Noe (antica Novara di Sicilia) essi furono sconfitti. Dopo tale disfatta, Abacena preferì allearsi con Cartagine, contro Siracusa. Quando divenne tiranno Dionigi I, Siracusa riuscì a sconfiggere i Cartaginesi e i loro alleati siculi furono sottomessi. Ad Abacena toccò l’amara sorte di essere privata di una parte del suo territorio, compresa tra il fiume Timeto e il Fiume Oliveri, dove Dionigi fondò Tindari (396 a.C.). I Cartaginesi non si rassegnarono alla sconfitta e, nel 393 a. C. guidati dal Pretore Magone, strinsero nuovamente alleanza con Abacena e affrontarono i Siracusani di Dionigi a Campogrande; ancora una volta furono i Siracusani ad avere la meglio, ma non osarono attaccare Abacena, dove Magone si era rifugiato. Successivamente il nuovo tiranno di Siracusa, Agatocle (316 a.C.), riprese con successo la politica espansionistica del suo predecessore; in questo nuovo clima Abacena si alleò con lui. I rapporti tra Cartaginesi e Siracusani divennero però sempre più complicati, anche per la presenza di soldati mercenari provenienti dalla Campania: i Mamertini; questi ultimi incapaci di fronteggiare Cartaginesi e Siracusani, che volevano scacciarli da Messana, pensarono di rivolgersi ai Romani, che subito intervennero avviando la prima guerra punica. Nel 262 a.C. Abakainon fu occupata dai Romani che la elevarono a "municipium" e la chiamarono Abacaenum o Abacaena. Abacena si sottomise spontaneamente ai nuovi arrivati e, pur perdendo l’indipendenza, continuò a conservare la sua prerogativa di laboriosa città dedita alla coltura dei campi, all’allevamento del bestiame e ai commerci, godette di grande splendore, conobbe il benessere economico e, a partire dal V secolo a. C., possedette ed esercitò il diritto di coniare monete nella sua zecca. Purtroppo, dopo varie vicissitudini, scomparve.
Era l’anno 36 a.C. quando, Cesare Ottaviano, il futuro imperatore di Augusta, fece distruggere Abacena. Quest’ultima era rimasta a corto di provviste perché era stata costretta a rifornire di viveri, qualche anno prima, l’esercito di Sesto Pompeo.Anche Ottaviano pretese aiuti alimentari, ma gli Abacenini non poterono più soddisfare la richiesta nella misura in cui era stata ordinata e per questo fu punita:Ottaviano, a seguito di tale diniego fece distruggere l’antica cittadina di Tripi.Un successivo evento calamitoso, di origine naturale, cancellò le ultime tracce rimaste e segnò la definitiva scomparsa della millenaria città di Abacena, nata Abakainon. L’anno di fondazione di Abacena non si conosce con esattezza anche se, alcuni studiosi, la fanno risalire al 1.100 a.C. Diodoro Siculo nel libro XXIV, afferma che Abacena sorgeva "vicino Milae, castello dei Messeni" ed enumera questi e gli Abacenini "fra i primi siculi ad unirsi al Cartaginese Amilcare". In età repubblicana Abacena fu Municipio, ma continuò a battere monete proprie; alcuni esemplari di queste monete con la scritta "ABAKAIN", si conservano al museo di Siracusa.
Di Abacena, oltre alle monete, rimangono mura, resti di abitazioni ellenistiche e romane, tombe, terracotte, armi ed altri oggetti, che testimoniano l’alto grado di civiltà raggiunto dagli Abacenesi quattro-cinque secoli a.C.
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