Oliveri è una amena e ridente località balneare dal clima mite in tutte le stagioni dell'anno. L'antico borgo si estende ai piedi di una rupe, sulla cui sommità sorge il più vetusto castello medio vale della Sicilia, in una piana ubertosa con una ricca flora di piante sempre verdi; si affaccia al mare nel golfo omonimo (Baia dei Miracoli) tra capo Tindari e capo Milazzo, di fronte alle isole Eolie. Oliveri è il paese della perenne vegetazione sempre verde, dell'eterna primavera: il paese che non conosce il grigiore del freddo invernale, ne l'ipócondria del triste autunno; il paese che tutt'oggi non conosce che sia il gelo, tanto d'inverno si continuano a seminare le patate in campo aperto.
Il nome di Oliveri derive dall'arcaica parola indigena "Liviri", che nella sua primordiale accezione significa calma, pace ed anche ulivo. Di uliveti la zone è ancora ricca ed ancora oggi vengono comunemente chiamati "livara". Il suo multiplo significato spiega perché l'ulivo è il simbolo della pace. Le ipotesi, avanzate da taluni, che Oliveri derivi da Oliverio, noto paladino carolingio, o da Bernardo Oliveris, cavaliere che accompagnò Pietro III d'Aragona in Sicilia, non sono attendibili, anzi sono completamente da escludere. Infatti, in una cartina geografica intorno all'anno 1000, Oliveri è riportata come "Liberi"; questo cambiamento da "Liviri" è semplicissimo da spiegare, sia perché nella lingua parlata siciliana si ha che la "i" passa in "e", come riportato da Giuseppe Pitrè nel suo saggio del dialetto e delle parlate siciliane, sia perché pressi gli Arabi di allora la lettera "v" si scriveva la "b". Infine c'è da notare che gli abitanti di Oliveri a tutt'oggi in gergo locale sono chiamati "Liviroti".
Cosi dice di Oliveri il noto geografico Edrisi (Abù Abd Allah Muhammad ibn Idris) nel "il libro di Ruggero": "Labiri (si legge come Liviri) è bello e grazioso casale, con un grande castello in riva al mare. Ha un mercato, un bagno, delle case, delle buone terre da seminare, dei ruscelli perenni sulle sponde dei quali si stendono dei campi da seminare e vi sono impianti alcuni mulini. Possiede-anche un bel porto nel quale si fa copiosa pesca di tonno.
Non vi è una data certa della nascita del comune di Oliveri, che avvenne probabilmente tra il 1810 e il 1815.
Il primo a tramandare il nome Oliveri fu lo scrittore Edrisi, incaricato dal Gran Conte Ruggero, descrivendo "Labiri (Oliveri) come un bello e grazioso casale, con un grande castello in riva al mare, delle case, delle buone terre da seminare, dei ruscelli perenni sulle sponde dei quali erano impiantati alcuni mulini e con un bel porto nel quale si faceva copiosa pesca di tonno" L'attuale denominazione del paese viene dal condottiero Carlo Oliveris del quale gli abitanti del luogo hanno voluto ricordare la cortesia. Il fatto risale certamente all'epoca in cui, mancando la scrittura, il compito di esaltare le gesta degli eroi era affidata ai poeti popolari, girovaganti per le piazze del paese, che scatenavano le fantasie degli astanti e l'entusiasmo popolare.
Il primo nucleo abitativo nei pressi di Oliveri fu fondato sul monte Tindari dai Dori, che fin dall'inizio utilizzarono il paese come centro costiero. Come tutta la Sicilia passò poi sotto il dominio romano e sotto di loro è divenuta nota la grande pescosità del suo mare. Nel 1088, per decreto del Gran Conte Ruggero, il territorio compreso tra i fiumi Elicona e Montagna fino a mare passò nelle mani dei monaci benedettini di Patti. Nel 1360 il Re Ferdinando d'Aragona, per farne regalo al suo secondogenito, staccò dalla concessione fatta ai monaci, il castello, il feudo e la tonnara di Oliveri. Fino agli anni '60 la tonnara di Oliveri era una delle più importanti della Sicilia. Oggi il paese ha una vocazione turistica.